lunedì 30 dicembre 2013

Festività, ingrasso, rinascita.

Salve, mio acuto e attento, quanto ipotetico, lettore. Se Lei è in grado di leggere, vuol dire che è ancora in vita, e di conseguenza è attualmente alle prese con un evento che improrogabilmente si verifica ogni anno: le festività natalizie.
IL NATALE. Luci, feste, spari, bombe atomiche, canti natalizi, gente che sorride. Una miscela esplosiva degna della migliore minicicciola.
Amare il Natale è praticamente obbligatorio, è l'unico momento dell'anno in cui le persone decidono/fingono di essere gentili (non tutte eh), aperte di animo verso il prossimo! Ma soprattutto, è il periodo in cui si mette la bilancia indietro di 10 kg in modo da prevenire terribili attacchi cardiaci conseguenti alle mastodontiche mangiate degne di un re.
Ehggià, perchè ci sta la crisi, ma noi al cibo non rinunciamo proprio mai.
E via al pranzone/cenone della durata media di 6-7 ore, al termine del quale, quando avrai la forza di alzarti, anche gli omini del Presepe ti applaudiranno!
Incontrerai parenti mai conosciuti, i quali tuttavia si ricordano della tua infanzia! Amici dei tuoi genitori che ti guardano come un cucciolo di gattino, la vecchia adorabile zia che ti chiede se sei fidanzato, se ti devi laureare, se hai trovato un lavoro. Insomma, come non amare il Natale?
E quindi cerchiamo, come al solito, di far prevalere il metodo scientifico e classificare i tuoi commensali natalizi:
1) La Vecchia Zia: La vecchia zia è uno dei leader carismatici della tavola. Bassa, rotondetta, guance arrossate, occhi iniettati di sangue, è solita sedersi sopra due sedie, una per natica. Furba, astuta, solitamente tirchia, è colei che ha un occhio al prosciutto crudo e la forchetta sulla mozzarella di bufala. Finirebbe per ingurgitare tutto il pranzo da sola, se non fosse per il fatto che poi gli altri parenti, non meno famelici di lei, non le offrirebbero il passaggio al ritorno.
Perché ovviamente la vecchia zia necessita del passaggio!
La sua arma formidabile è il parlare senza conoscere, citando ogni tanto cugini provenienti direttamente da Alfa Centauri, dati i nomi improbabili quanto impronunciabili.
Inoltre è nota per le sue prestazioni durante il gioco della Tombola, in cui confonde necessariamente il settantotto con il sessantotto.
Motto: "Vieni qua, non farti vedere... ecco qua, per Natale, tanti auguri, non spenderli tutti insieme!" [pronunciando tali parole mentre ti dona la consistente cifra di 5.40€ in spiccioli...]
2) I nonni: Durante le festività, i nonni sono il sole dell'universo familiare. E' la nonna che cucina, il nonno che dispensa regali. Solitamente è la figura della nonna a prevalere, diventa un autentico Gordon Ramsay, forse più mascolina dello stesso chef scozzese. Come pulisce le cozze lei, nessuno.
Motto: "E tu, non hai fame?"
3) L'amico di famiglia: Figura atipica che si inserisce nel contesto familiare. Di natura timida ed introversa, è sempre quello che porta a tavola il vino/pasticcini che ha rimediato a pochi euro dal mini-market accanto a casa tua. E' solito intavolare discussioni noiose riguardo all'amico di quel collega amico di Pino, il quale a sua volta è cognato di Renato...
Nel momento in cui si passa dalla cena al post, ovverosia ai giochi da tavolo, è quello che solitamente sbanca tutti. Leggendario.
4) Gli ignoti: E poi ci sono loro. L'aspetto non è proprio del tutto estraneo, ma nemmeno familiare. Li hai già visti, ma chissà dove... in qualche serie TV? In qualche film? No.
Sono tuoi cugini di quattordicesimo grado. E che cazzo ci fanno a casa tua quel giorno??? BOH
Parlottano fra loro, complottano, non si uniscono alla conversazione dei "noti", la loro presenza rimane nell'ombra durante tutta la cena. Si svegliano solo per la partita a carte, ove di solito occupano ruoli di rilievo come il Cartaro di setteemezzo, il Morto che si ripiglia la vita nell'omonimo gioco parlando con qualche sprovveduto, il Banditore d'Asta durante il mercante in fiera.
A fine serata, quando se ne vanno, cerchi ancora di ricordarti come cazzo si chiamano...
5) Le zie giovani/cugine bone: Ogni famiglia le ha e le espone con orgoglio! Un tempo ci giocavi a pallavolo, oggi sono delle divinità. Mentre camminano nel ristorante, intere tavolate maschili si girano a osservarle, i visi illuminati di una nuova certezza.
E poi ci sei tu, ti guardi allo specchio, e ti deprimi.

Dopo esserti ingolfato di porcherie, aver portato alle stelle i tuoi valori di LDL, Trigliceridi e Aminotransferasi (sì, dire transaminasi è old), aver incrementato del 80% le probabilità di un infarto miocardico acuto, potresti addirittura pensare: "Ah, il Natale è passato!". E invece no, c'è Capodanno. O San Silvestro. 
Le prime volte che leggevo San Silvestro io non avevo idea si trattasse di capodanno... chi cazzo è che si chiama Silvestro nel duemilacredici, a parte l'acerrimo nemico di Titti (che tra l'altro ho scoperto essere di genere maschile????...) ???
E quindi cercando di prenotare un tavolo a una discoteca/bar/ristorante, mentre l'utente mi chiedeva "Per la Notte di San Silvestro, vero?", io gli rispondevo "No, per Capodanno, il giorno 31". 

Gettando un'ampia coperta pietosa su questa parentesi, Capodanno significa tante cose. Significa che un anno sta per finire e un anno nuovo ricominciare. Significa botti e fuochi d'artificio spettacolari! Significa anche, purtroppo, UN NUOVO PRANZO CON I PARENTI! Oh, la gioia, oh, il gaudio.
Fondamentalmente il nuovo anno significa rinascita, significa darsi una nuova possibilità. Ovviamente è un significato del tutto simbolico, quello che accade a Capodanno dovrebbe avvenire tutto l’anno: tutto l’anno non dobbiamo perderci d’animo, sappiamo che c’è sempre una nuova possibilità, ciò che non è andato bene una volta possiamo riprovarlo e migliorarlo.
Quindi più che ideare dei “buoni propositi” per l’anno nuovo, che non verranno mai mai mai seguiti, forse, l’unica cosa che potremmo fare è cogliere l’occasione per ricominciare ciò che non è andato a buon fine o migliorare ciò che già di buono c’è nelle nostre vite!

mercoledì 13 novembre 2013

Guida in stato di pioggia.


Quante volte al telegiornale abbiamo sentito parlare di tragici incidenti, dovuti alla guida in stato di ebbrezza. Quando la sera, gente dotata di vita sociale ordina al bar una birra, non medita sugli effetti che essa potrebbe avere sulle proprie prestazioni, che siano quelle alla guida, o quelle in fase di approccio con una eventuale coniuge.
Bastano 0.05 mg di alcool per dl di sangue per avere un effetto di euforia generale; 0.075 mg/dl per cominciare a parlare come degli ossessi, urlando segreti che non rivelereste ad anima viva, figuriamoci ad amici pronti a sputtanarvi sul cartellone di laurea. 0.1 mg/dl segna l’inizio della fine: cominciate a vedere doppio, i vostri sensi non sono più allerta, scambiate il vostro amico per quella perchiona in copertina su Playboy.
E’ ovvio quanto saranno esaltanti le vostre capacità alla guida.
Ma, almeno l’alcool è facile da capire, c’è una logica metabolica sotto. Oggi tratteremo di un tema al quale non c’è risposta. La pioggia. Quali effetti può avere sulla guida.
Partiamo da un presupposto: la gente non sa guidare. Non come insegnano alla scuola guida. A scuola guida ti insegnano a non uccidere nessuno, più che a guidare: ti insegnano quando dare la precedenza, che mettere la freccia per segnalare la propria intenzione di svoltare non è un reato, che quando i pedoni devono attraversare la strada sulle strisce, è tuo compito fermarti, ed altre piccole nozioni che ti faranno apparire un pivello agli occhi dei veterani.
Esci dalla scuola guida non tanto come una persona che ha imparato a guidare (diciamo la verità, sapete a malapena fare un parcheggio a spina di pesce), ma ne esci con una nuova consapevolezza di te e degli altri. Esci dalla scuola guida e sei etico. Vuoi assolutamente dare la precedenza a coloro a cui spetta, ti fermi volentieri a far passare i pedoni rispettosi sulle strisce (i quali, in un mondo utopistico, ti faranno un gesto con la manina non per intimarti di fermarti, ma per ringraziarti!), non parcheggi mai sulle strisce pedonali.
Passati i primi 3 mesi, accade il caos. All’improvviso, da un giorno all’altro, cominci a competere con gli altri automobilisti, ti senti sicuro di te, hai nelle vene Fast&Furious. E gli altri, veterani nell’arte di mistificare il codice stradale, ci tengono a dimostrarsi migliori di te.
Nella giungla fatta di amianto, cemento e asfalto, tu, giovane matricola della strada, metti in pratica gli studi di Darwin, e ti adatti. Ti evolvi, decidi di sopravvivere.
Ora, tutto questo può andar bene. Se vivete in un posto dotato di luce perpetua e non soggetto a fenomeni atmosferici. Perché è la pioggia a cambiare questo labile equilibrio. Con la pioggia, la coscienza del vivere comune viene meno, la nostra mente è proiettata in una distopia alla The Walking Dead, in cui per sopravvivere, dovete uccidere tutti, a prescindere.
Analizziamo le classi di automobilisti che potreste incontrare.

1)IL CAUTO: il cauto di solito è un vecchietto con in dotazione una coppola, o una signora di mezza età dotata di occhiali spessi quanto il fondo di una bottiglia (Notare che la signora in questione è di solito protesa in avanti, con la glabella tangente al parabrezza). Il cauto di solito rispetta in pieno il codice stradale, fatta eccezione per il limite minimo di velocità. Egli è lento, troooooppo lento, non solo nella guida, ma anche nell’interpretazione della segnaletica. Quando scatta il verde, nel cervello del cauto scattano i meccanismi di associazione a partire dal rosso: rosso=STOP, giallo=STOP, verde=con moooolta prudenza, forse, pian pianino, puoi impegnare l’incrocio.
Ovviamente, un soggetto del genere nel contesto della pioggia non può che diventare una vittima del sistema! Sorpassato da destra, da sinistra, schizzato d’acqua, anche i pedoni si fanno beffe di lui. Inadatto alla giungla. Voto: 4, INGOLFATO. Frase tipica: “Chi va piano, va sano e va lontano”.

2) La MILF col SUV: pur sembrando una strofa de “la macchina del capo”, la MILF col SUV è un elemento realmente esistente, che appartiene al macrobioma cittadino. La MILF è una mamma con età variabile dai 30 ai 50 anni, con un QI<75, la quale nonostante l’evidente incapacità mentale, ha avuto la geniale idea di sposare un uomo d’affari il quale manda avanti la baracca. Essendoci la crisi, ovviamente l’uomo d’affari le regala un potente SUV di ultima generazione, inutile per la vita di città. L’utilizzo che la MILF fa del SUV è quello di parcheggiarlo in 2°-3°-4° fila davanti all’istituto scolastico ove è iscritto il figlio, e rimanere lì a discutere di politica estera ed ambientale con altre MILF.
In condizioni metereologiche avverse, la MILF non è rintracciabile. Probabilmente è rimasta a casa per non farsi rovinare i capelli. Voto 3.5, INUTILE. Frase tipica: “Bla bla bla”.

3) IL FURBO: grintoso, competitivo, agonista. Esce da casa e nel momento in cui entra in macchina applica la filosofia di Hobbes: la guida è una guerra di tutti contro tutti. Corre, ha fretta anche se non è in ritardo. Tampina e lampeggia automobilisti rispettosi del limite di velocità, non da la precedenza all’incrocio, non si ferma sulle strisce pedonali. Al semaforo, è colui che anziché dirigersi nella propria corsia (ad es., per andare avanti), si sposta nella corsia per girare a sinistra, bloccandola, per poi ripartire con il verde non appena scattato. Taluni (quelli con meno pelo sul cuore) sono soliti sbloccare la corsia laterale, passando davanti alla prima macchina della fila, manovra che meriterebbe un’esecuzione sommaria.
La pioggia non può che esaltare le sue doti di caimano dell’asfalto: approfittando delle incertezze degli altri automobilisti (soprattutto del cauto), cosa volete che faccia? Sorpassa a destra, a sinistra, lampeggia, contribuisce da solo al 70% dell’inquinamento acustico della città. Nervoso, le elabora tutte per fottere il prossimo. Inarrestabile, se non da qualche albero/palo/camion su cui finisce per schiantarsi. Voto: 1, IGNORANTE. Frase tipica: “La freccia la usano gli indiani”.

4)IL CENTRALINISTA: lo si riconosce perché è concentrato sulla guida come lo è un bambino nell’ascoltare il discorso di capodanno di Giorgio Napolitano. Parla, parla, parla al telefono, talune volte ha anche la necessità di gesticolare per esprimere meglio un concetto di fronte ad uno spettatore virtuale. Ne consegue una guida distratta, accompagnata da andatura più o meno lenta. Di solito di sesso femminile, il centralinista si è poi evoluto in una sottoclasse:
4.1) IL MESSAGGIARO: dalla nascita dello smartphone, il messaggiaro è diventato la causa del 98% degli incidenti cittadini. Spinto dall’evoluzione tecnologica, costui non si limita a parlare al telefono, ma SCRIVE messaggi mentre guida. Io a malapena so scrivere i messaggi con una mano sola mentre sono steso a letto. Evidentemente costoro sono dotati di poteri soprannaturali. Ma ciò che Natura da, Natura toglie: dotati di un’attenzione ancora minore del centralinista, i messaggiari sono gggiovani troppo impegnati per coltivare la loro vita sociale per potersi privare di una “wazzappata” mattutina.
L’unico modo per sopravvivere a un centralinista/messaggiaro è EVITARLO! Rappresenta un buon metodo di allenamento per i propri riflessi. Durante la pioggia, il wazzapparo approfitterà dell’ingorgo per organizzare eventi, pranzi, discutere di politica economica. Pericoloso, voto 4,5. Frase tipica: non parla, wazzappa.

5) LA SCUOLA GUIDA: quando vedi all’orizzonte quel cartello, il cuore ti sale in gola, hai un picco di cortisolo che solo un digiuno prolungato potrebbe causarti. La scuola guida. Di solito è una fiat punto o una Peugeot 206/306 rigorosamente a Diesel, presentante sul tettuccio la scritta fatale. E lì hai due possibilità: o la strada è larga, e puoi sorpassarlo, oppure è la tua fine. Indipendentemente dai tuoi improperi, la scuola guida procederà alla mirabolante velocità di 30 km/h, bloccandosi ad OGNI SINGOLO STOP.
La pioggia non può cambiare di molto la situazione, al massimo può diventare una delle vittime designate del furbo.
PIVELLO. Voto: Non pervenuto. Frase  tipica: “Non prenderò mai la patente, sigh, sob”.

6) TUTTO IN FAMIGLIA: il nome dice tutto. E’ la classica famigliola tradizionale, papà (stempiato, tendente al pelato, dotato di pancetta), mamma (rompicoglioni fino al midollo), figlio maschio (dispettoso e rompimaroni), figlia femmina (vittima del maschio, di solito piangente). Ora, metteteli tutti insieme in una macchina, e avrete il vostro TUTTO IN FAMIGLIA. Il tutto in famiglia procede lentamente, non fa sorpassi avventati, segue alla regola il codice della strada. Di solito è la mamma a impedire al papà di correre più veloce. Comincia a dirgli di guidare più a destra. Poi più a sinistra. Poi più al centro. Poi ha troppo caldo e apre i finestrini. Poi ha troppo freddo e li chiude. Accende e spegne la radio in base ai propri canoni.
Nel contempo, i bimbi nel sedile posteriore litigano, si picchiano, si tirano i capelli, piangono, guerreggiano.
Il papà guida stancamente, esausto da una famiglia troppo esuberante. E’ facile trovare il tutto in famiglia in autostrada, mentre l’allegra famigliola sta andando a fare una vacanza, per la felicità di tutti meno del papà.
URAGANO. Voto: 6.

7) L'ESPLORATORE: Questa categoria di individuo nella sua auto si sente a casa... è "comodo". Pertanto, una volta montato sull'autovettura, comincia dei riti pagani che solo nella massima privacy ognuno di noi potrebbe compiere.
Partiamo dall'ortodonzista: le prime volte lo scambi per qualcuno che ti sta facendo le boccacce. In realtà, egli spalanca le fauci per valutare se la propria flora batterica indigena è intatta. Costui solitamente si osserva nello specchietto retrovisore, analizzando una ad una le carie e l'accumulo di placca in maniera anche un pò sguaiata.
L'avversatore del cotton fioc è invece solito utilizzare il mignolino, piccolo e dall'unghia assai sviluppata, per completare il mattutino lavaggio del condotto uditivo esterno.
Il pioniere delle cavità nasali è invece inspiegabilmente attratto dall'esplorazione del suddetto forame; studi scientifici hanno dimostrato che il dito indice del pioniere è attirato compulsivamente dalla narice in occasione del rosso al semaforo.
Versatile, lesto, con l'amore della scoperta. Ma fa un pò ribrezzo. VOTO:5.5, INQUIETANTE.

8)L'AUTOBUS
Croce e delizia di ogni cittadina, l'autobus è il mezzo di trasporto più ecologico ed economico, si incontrano tante persone carine, dalla vecchina che ti chiede di lasciarle il posto al tossicodipendente che vuole fotterti il portafoglio.
Ma l'autobus, nella vita del guidatore, significa un ostacolo.
Innanzitutto le fermate, poste strategicamente su strade a singola corsia, determinando code infinite di gente, come il furbo, che strombazzerà in maniera imponente.
Inoltre, l'autobus sarà costretto a operare manovre complicate per evitare le macchine disposte in 2° e 3° fila dalla MILF, causando anche in questo caso blocchi e conseguenti bestemmie.

Queste sono solo alcune delle specie di automobilisti della giungla stradale. E’ ovvio che ve ne sono molte altre, con numerose sfaccettature.
Il cambio atmosferico su tutti, indipendentemente dalla classe e dal voto attribuito, ha un effetto devastante sulle prestazioni automobilistiche. 

venerdì 23 agosto 2013

Possesso

L’uomo, per sua natura, ha da sempre cercato di spingersi oltre, in qualunque campo. Desiderava la pelliccia, per coprirsi dal freddo. Desiderava un’arma per difendersi dai nemici. Desiderava coltivare un campo per nutrirsi con i suoi frutti. Anni dopo, avendo coltivato con cura e amore il suo giardino, il nostro uomo, Pippo, si accorse che quello del vicino Grultz era molto più bello. E così l’uomo cominciò a desiderare il giardino del vicino, senza che questa volta ci fosse un motivo logico alla base. Pippo covò a lungo questo desiderio, finché questo non si trasformò in ossessione. Pippo uccise Grultz, prese possesso del giardino del vicino, e cominciò a coltivare anche questo. Ecco che si accorse che il vicino di Grultz, Poatch, aveva un giardino ancora più bello e grande.
In generale, l’uomo è spinto dal desiderio di migliorare la sua vita:
se in principio era lo spirito di sopravvivenza a farlo agire, oggi è qualcosa di differente. Cerchiamo il benessere, ambiamo al meglio, desideriamo salire la vertiginosa scala del successo.
Possesso. La chiave della felicità. Really?
E non parliamo del possesso materiale di oggetti o giardini, come il caso del povero Pippo. Ci sono condizioni in cui si ambisce al possesso di uomini e donne. “Terribile”, direte voi con vocette stridule!
Evidentemente gli schiavisti non la pensavano così: uomini ottusi, per lo più ignoranti, leggermente sdentati, così vengono di solito rappresentati i Sudisti, la fazione che durante la guerra civile americana si schierò in favore dello schiavismo. Questi soggetti tuttavia avevano dei Leader, che vuoi per motivi economici collegati al traffico di schiavi, vuoi per ideali simpatici come la gonorrea, diedero filo da torcere ai Nordisti in numerose battaglie, perdendo però la guerra.
Ma perché dover possedere una persona? Bè, per quanto riguarda lo schiavismo è semplice: ottenere servizi “aggratis”, senza dover sganciare un cent.
Ma ci sono altre forme di possesso: genitori ansiosi e apprensivi, fidanzati opprimenti e stalker sono gli schiavisti del mondo odierno.
Punto numero 1: in comune con gli schiavisti, hanno la capacità di mettere su un piano di inferiorità lo “schiavo”, che in questo caso diventa appunto una “vittima”. Di fatto, essere vittima di qualcosa, ti rende subordinato a quella persona e, allargando la nostra veduta, uno schiavo.
Punto numero 2: schiavisti e questi soggetti non comprendono la logica perversa del loro ragionamento; messi di fronte alla realtà dei fatti, la loro opinione rimane la stessa, in quanto non è tanto un’opinione quanto un’ossessione.
Punto numero 3: non essendoci possibilità di discussione democratica, l’unica soluzione possibile è giungere a un punto di rottura, ad una guerra civile, appunto.

Il desiderio di possesso è intrinseco alla natura dell’uomo. Non dimentichiamoci però delle altre qualità intrinseche dell’uomo: amore, comprensione, apertura mentale sono qualità che devono, giustamente, essere accompagnate da regole. Ma le regole non devono opprimere i rapporti interpersonali, che invece devono essere sani, scevri da qualunque possibile demone malvagio. E’ quando facciamo prevalere il demone, al posto dell’amore, del dialogo, della comprensione, che l’uomo si trasforma in quello che è il suo lato peggiore.
Cerchiamo di coltivare il nostro terreno, seminiamolo di dialogo, comprensione dell’altro, immedesimazione; facciamo crescere l’albero dell’amore così alto che, con la sua ombra, copra totalmente il lurido rampicante del possesso.  

giovedì 25 luglio 2013

Non si cambia pagina, si cambia libro.

E’ quello che dovremmo fare tutti quando ci troviamo di fronte a una situazione del genere. Eppure, a quel libro siamo fottutamente affezionati, anzi, siamo assuefatti. Siamo drogati di un libro che non riusciamo a capire, ma al quale ci siamo abituati. Di quale libro sto parlando? Ma della realtà, ovviamente.
Cos’è reale, direbbe a questo punto Morpheus? “
Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello. Questo è il mondo che tu conosci.
Già, il nostro punto debole, purtroppo, è che un cervello in grado di interpretare, non l’abbiamo più.
Veniamo investiti dal gossip, dal superfluo, dal superficiale, e anziché scansarlo,ed evitare che questo possente TIR ci travolga, ne diventiamo dei fan.
Per analizzare la nostra piccolezza, parliamo di qualcosa di cui parlano tutti, tanto per omologarci, dato che ci piace tanto: è nato il Royal Prince, l’Half-Blood Prince, il futuro erede del trono di Inghilterra. Fantastico, abbiamo incrementato la popolazione mondiale, favorendo un ulteriore depauperamento delle risorse del nostro pianeta, per nutrire un nuovo essere umano. Ottimo. Gioite e godete. Ma ciò che mi sconvolge, è la reazione del volgo, del popolo, inteso nel suo senso più dispregiativo.
Gente che si riversa nelle piazze, bardata come una tappezziera, peggio di quel tale calvo, con movenze leggermente femminee, tal Enzo Miccio. Ebbene, costoro scendono in piazza, festanti, manco avessero vinto una cazzo di Champions League, per gioire di una nuova vita. Ora, per quanto io possa comprendere gli inglesi, data la loro eterna tradizione di sudditi, io mai capirò l’italiano medio. Quello che il pomeriggio osa accendere il televisore. E quale programma deciderà di visionare, alle 3-6 del pomeriggio? Ma certo, uno di quei fottuti talk-show, in cui appunto, talkano, parlano, guardandosi bene dal pensare, ovviamente.
E quindi c’è la gente che esprime gioia per il neonato principe, chi fa scommesse sul nuovo nome, chi brinda pur di “spaccarsiammerda” senza alcun motivo, chi si domanda se dal padre prenderà le orecchie a sventola, oppure il sedere dalla zia Pippa. Di queste informazioni, l’unica veramente interessante è che da ora potremo considerare Kate Middleton una MILF. Ottimo risultato.
E nel frattempo la gente muore. Ohssì. A Santiago de Compostela è deragliato un treno, e ha causato circa 80 morti. Cavolo, che dispiacere. Come dici scusa? Cooooooooooooooooooooooooooooosa? Che ha detto Sara Tommasi? Oh, che quel rapper ha il pisellino piccolo! Che scandalo!
E dire che il popolo italiano ha l’onore di vantarsi di poeti del calibro di Dante, di menti geniali come Galilei, Leonardo da Vinci. Abbiamo avuto il Rinascimento, e subito siamo riusciti a mandarlo a puttane con il Barocco. Perché a noi piace esagerare. La tendenza al superfluo l’abbiamo sempre avuta.
Ed è così che io mi trovai un bel giorno a dover comperare uno sfigatissimo lettore mp3 a mia madre. Mi alzo presto, so che l’Ipercoop apre alle 9.30, alle 9 sono in macchina, di modo da essere sicuro di sbrigarmi in tempo. Tanto c’è crisi, si sa.
Giungo nel luogo X alle ore 9.15. Deve ancora aprire, ma ci sono già individui particolarmente abbronzati che in genere sono etichettati come “abusivi”. Fuggo nel garage sotterraneo.
Buio.
Accendo i fari.
Pallidi volti si girano verso di me.
Gente in attesa dell’apertura. Ma quanti sono? 50? 100? I migliori si sono già appropriati di carrelli di duro acciaio, che utilizzano per acquisire una posizione migliore.
Sentendomi vagamente sfigato, mi metto in fila, in attesa che qualcuno apra.
9.30. Ora X.
Le porte si aprono.
“E così ha inizio” direbbe Theoden di Rhoan.
Un’orda di fieri Uruk sfonda letteralmente l’addetto all’apertura delle porte, e si dirige correndo (per motivi, allora, sconosciuti a me) verso l’ipermercato.
“Bene” mi dico, fiducioso “Entro le 10 avrò finito, e me ne torno a casa”. Povero illuso.
Giunto alle porte dell’ipermercato, la stessa schiera è adesso accalcata, ahimè, alla postazione “tecnologica”, ove vendono telefonini, televisori, lavatrici, frigoriferi, giochi per l’Xbox, console… e anche, purtroppo, lettori mp3.
Pesco un numero: 68.
Siamo al 12.
Cazzo.
Mentre sono lì, mi bastano 5 minuti per capire quale lettore comprare, esaminare prezzi e caratteristiche. Torno fiducioso al bancone. Siamo al 13. E mi tocca rimanere. Bè, vediamo cosa comperano gli altri.
Inutile dire che mi sentivo un pezzente: gente che pagava in contanti 699€ di Samsung Galaxy S4 e che riusciva a mettere a stento insieme due parole di senso compiuto. Televisori al plasma da 5000€. E così via.
Arrivato il mio turno (per fortuna, molti, non motivati a combattere come me, avevano abbandonato la loro postazione. Fuggite, sciocchi!) posso finalmente acquistare il mio lettore mp3, e uscire da quell’inferno fatto a Coop.

Ci preoccupiamo ormai di inezie, perdendo di vista ciò che è veramente importante. I nostri interessi sono ormai il gossip, le tecnologie più costose possibili. Finiamo per osannare il consumo, facciamo un culto dell’eccesso e del superfluo, e siamo da questo attirati.
La tecnologia ci ha impigriti. Elaboriamo cellulari che fungono da: telefoni, orologi, sveglie, navigatori, macchine fotografiche, computer, blocchi per gli appunti, e così via. L’eccesso, di cui siamo ormai schiavi, ci porterà a consumare ancora, nonostante i costi imbarazzanti.
Eh, ma se uno ha la possibilità, perché non dovrebbe comparsi un bel cellulare?
Già, perché?
Con 700€ personalmente ritengo un’idea molto più costruttiva:
-Farsi un viaggio a Ibiza;
-Investirli in libri;
-Investirli in giochi dei Pokemon;
-Investirli in fumetti di Dylan Dog;
-Andare a femmine, se proprio siete tristi.

In ogni caso, ognuno farà come al solito ciò che vuole, quindi non mi rimane che augurarvi una buona serata, vecchi cammelli!

“Noi siamo le variabili. Le persone. Noi pensiamo, ragioniamo, compiamo scelte, abbiamo il libero arbitrio... noi possiamo cambiare il nostro destino.

giovedì 11 luglio 2013

Studente di Medicina… curati!

Sono fra noi, si mescolano con la gente comune, parli con loro senza conoscerne l’intrinseca natura. Sono gli studenti di Medicina.
Lo studente di medicina è una creatura al limite fra la mitologia e la patologia, caratterizzata dalle classiche occhiaie da Panda, un colorito bianco provolina anche in piena estate, un inizio di cifosi che ci ricorda il simpatico Leopardi. Ma questi sono indizi poco indicativi, potreste anche imbattervi in un panda albino con difetti posturali. Non basta.
Riconoscere uno studente di Medicina nel suo habitat sarebbe troppo semplice. Spesso il suo habitat diventa facebook, social network sul quale condivide sue foto con il camice, con la mascherina da sala operatoria, con lo stetofonendoscopio, con il cadavere che ha appena visto dissezionare (e che il suo amico simpaticone commenta improrogabilmente con frasi “Quanto all’etto?” o “Che cosa c’è su quel tavolo da macellaio?”), sue foto da svenuto dopo la dissezione. Chiunque abbia un amico che frequenta la blasonata e onoratissima Facoltà di Medicina e Chirurgia, noterà che la variabilità di post pubblicati è alquanto scarsa: a parte le già citate fotografie, pubblicherà stati riguardanti l’ansia per il suo esame, che questo esame non lo passerà mai, che la vita è un esame, che brucerà i libri (che ha pagato un prezzo maggiore/uguale 100€), che brucerà gli appunti, che brucerà il professore. Inoltre prova somma gioia e gaudio nel pubblicare simpatiche scenette riguardanti le materie che sta studiando, contenenti battute simpaticissime, che nessuno capirà, a parte altri studenti di medicina, che in questo caso apprezzeranno con viva e vibrante soddisfazione.
Nel post esame le reazioni diventano le più disparate: la più comune è un post del tipo “Sììììììììììììì, adesso ho TRENTAAAAAA (30, 30, 30!!!) buoni motivi per cazzeggiareeee XDDDD” e sue varianti. Sì, allo studente di medicina piace vantarsi dei suoi voti con il mondo, il quale si degnerà di mettere un “mi piace” di circostanza, che sta anche a significare “Mortacci tua”. Nel post esame, lo studente di medicina comincerà a ricontattare tutti i suoi amici, con cui aveva perso i contatti da circa 7 mesi, perché “bisogna assolutamente fare qualcosa di pazzooooooo”. Tale fase ha una durata inversamente proporzionale alla data del prossimo appello.
Ora, il mio incredulo e allibito lettore si chiederà: come faccio ad individuare tale essere, e in tal modo schivarlo?
Stiliamo i 5 punti che caratterizzano lo studente di medicina.
1) ANSIA: lo studente di medicina è conscio che il suo lavoro sarà una questione di vita o di morte del paziente. La sua missione è salvare vite. Peccato però che per ogni esame che debba sostenere, egli entri in una fase di iperventilazione, ipersudorazione, crampi intestinali cui seguono innumerevoli scappate in bagno, già da 5 mesi prima del suddetto esame. E ogni esame “è impossibile, e ci sta quel professore che, veramente oh, era meglio quell’altro, almeno le cose le spiegava, qui invece abbiamo dovuto studiare tutto noi, è pazzesco...”.
2) PASSIONE: Per diventare un buon medico serve passione. Lo dice anche Filiberto, figlio del primario, che a sua volta era figlio di un altro primario. Filiberto deve ancora fare il test di ingresso, ma è un convinto sostenitore della odiosissima e ripetutissima frase: "la passione o ce l’hai o non ce l’hai, c’è poco da fare". E lui ce l’ha, oh sì. Tratteremo meglio di Filiberto quando parleremo dei PRESCELTI.
3) SENSO DELL’HUMOR: e qui c’è uno dei punti forti dello studente di medicina. Studiando cose che nessun umano avrebbe mai potuto immaginare, viene a contatto con realtà da memorizzare. E infatti come memorizzare il dotto vitellino, se non con il disegnino di un vitello occhialuto e saccente? Perché non farsi due risate sull’Apparato respiratorio citando il noto slogan pubblicitario “Ah, ma è Bronco!”
Molto diffusi sono anche dei REBUS, che i più acculturati sono in grado di elaborare: Un water con una corona in testa, seguito dal disegno della regione ascellare, diventa magicamente “recesso ascellare”.
Se non vi siete ancora suicidati, passiamo al punto 4, così vi diamo un’altra occasione!
4) COMPETITIVITA’: Un giocatore dell’NBA risulterebbe piuttosto rilassato a confronto. Devono conoscere i risultati dell’esame del loro compagno di corsi, con il quale confrontano voti, media, lunghezza del pene. Se sono andati meglio loro, rincuoreranno il compagno con un “Dai, 23 non è mica male come voto, poi dai, sto esame bisogna toglierselo e basta! Poi vabbè, io sono stato fortunato, ma 29 non è poi una gran cosa”. Se hanno avuto la peggio nel confronto, la loro reazione sarà sparire dalla circolazione per qualche settimana, ignorando i persistenti messaggi su facebook, skype, WhatsApp, letterine di babbo natale del compagno; da sottolineare è che il compagno è a conoscenza del suo voto, ma nutre l’impellente bisogno di una ammissione di colpa da parte dell’amico/rivale: è una rivisitazione del rapporto con il rivale in qualunque gioco dei Pokemon.
5) RUNE ANTICHE: durante il tirocinio-medico di base, i nostri studenti di Medicina hanno l’occasione di apprendere avidamente tutti i segreti del mestiere, fra cui la rinomata scrittura arcaica, un tipo di carattere che nemmeno Word è mai riuscito a replicare. Difficile da interpretare da tutti, fuorché dai farmacisti, i quali seguono dei corsi appositi di decifrazione.

Questi semplici dati dovrebbero essere sufficienti ad identificare un generico studente di medicina. Il problema è che di studenti di medicina ne esistono varie categorie. Analizziamole insieme. Perché, mi domanderà il povero lettore? Perché la gente deve sapere, solo conoscendo la realtà potremo affrontarla.

Il prescelto
: Filiberto. Il suo destino è fare il medico, da piccolo ha collezionato tutte le cassette di “Esplorando il corpo umano”, giocava all’Allegro chirurgo, era un fan di Piero Angela e adorava Super Quark. Lui sa che è in gioco una volontà celeste, superiore, che lo guida e lo sprona nella ricerca della medicina. Guarda schifato i suoi futuri colleghi, conscio che non condividano la sua stessa motivazione, la stessa ispirazione divina. E' il Light Yagami della medicina, è destinato a diventare un dottore: se non lui, chi altro? Se non ora, quando?
La sua arma letale: la passione.

L’ansiogeno:
di solito di sesso femminile, ma recentemente se ne sono avvistati parecchi esemplari anche di sesso maschile. Per lui ogni esame che fa è peggiore del precedente. Anche se ha dato anatomia e deve fare l’esame di statistica, statistica è di gran lunga peggiore perché c’è la matematica. Dopo statistica, il problema diventerà anatomia patologica, perché è troppo estesa. Dopo diventerà farmacologia, perché è una lista da imparare solo a memoria. Riconoscibile dalle occhiaie con le quali si presenta all’esame, dai tic nervosi quale gamba parkinsoniana che urta contro la tua sedia e dalla tipica affermazione “Non lo passerò mai”. Di fatto, tali soggetti, sfruttando questa loro intrinseca caratteristica, sono quelli che hanno una maggiore probabilità di ottenere 30 e Lode, probabilmente perché esauriscono il programma e si concedono la “settima ripetizione” 2 mesi prima dell’appello.
Il cazzone: di lui si sa tutto, tutti lo conoscono, nessuno sa che esami abbia dato. Perché, diciamolo, ha mai dato esami? Entrato a Medicina non si sa grazie a quale divinità, diventa l’anima della festa, conosce tutta la facoltà il primo giorno, è un grande amico del tecnico di laboratorio e degli addetti alle pulizie, con cui smezza le canne. Spesso tale soggetto entra in associazioni studentesche con il solo scopo di organizzare “Pool party”, “Schiuma party”, insomma, party. La sua vita è una festa, lui sta bene. A parte per l’essere 6 anni fuoricorso.
Il suo tallone d’Achille? 46, di scarpe.


Il vegliardo: specie rara, ma ogni anno se ne individua qualcuno. Non si è ben capito se è eccessivamente fuoricorso, o se ha deciso di intraprendere la facoltà di M&C a 40 anni. Di certo è che fa molto clamore fra la folla. Sfoggiando nozioni che la maggior parte dei pivelli ignora, riesce spesso a far colpo sui professori (in quanto più giovane di almeno 20 anni).

Lo studente di medicina “normale”: posto in posizione anatomica, lo studente di medicina normale offre a considerare un piano frontale sul quale possiamo individuare… è il ragazzo o la ragazza che cerca di affrontare una disciplina sicuramente difficile, dura, per certi versi controversa. E’ una lotta contro il tempo, addirittura contro la natura umana. E’ una scelta coraggiosa, quella di affrontare un simile rischio, eppure conscio di questo, ogni giorno lo studente di medicina si alza, si prende 0.5L di caffè, e comincia a studiare, lavorare, aiutare le persone, litigare con le persone, finire denunciato da quelle persone. Ma tutto questo con un fine ultimo: come direbbe Filiberto, avere passione per ciò che si fa.
Che ciò sia vero o no, l’importante è arrivare al termine della propria giornata e sentirsi stanchi, ma anche soddisfatti: già, quella bella esplorazione rettale al vostro amministratore di condominio vi ha dato un’enorme soddisfazione!

lunedì 8 luglio 2013

Avere un amico speciale... Pipino.

Sì, amico, parlo proprio con te! Amico speciale! Che cosa si intende per amico speciale?
Vedi, un amico speciale è come Peregrino Tuc (Pipino) per Meriadoc Brandibuck (Marry), è come Robin per Batman, come Poldo per Braccio di Ferro, come l’Italia per la Germania. Insomma, è l’amico un po’ sfigatello, sempre in secondo piano, con degli strani vizi altamente fastidiosi.
Pipino. Come mi è venuto in mente di citarlo? Un individuo fastidioso come la rucola tra gli incisivi. No, fan di Pipino, placatevi… quale ruolo significativo ha avuto nella trama Pipino? Attira i nemici giocherellando con uno scheletro…. Uno scheletro pieno di ragnatele… diamine, sarà stato pieno di Serratia marcescens, di Staphilococcus Aureus, di…  vabè, avete capito il concetto. Decide di scippare il Palantir a Gandalf, con l’intento di… guardarlo.
Pipino è il classico cazzaro del gruppo, quello che quando va in giro per Hobbiville urla in giro che ce l’ha lungo, sì, quel fuoco di artificio rubato a Gandalf è proprio lungo; è il classico ragazzo pestifero che ti fotte le carote e i carciofi dall’orto che hai coltivato con cura per lunghi anni e per il quale nutri tanto affetto. Ma arriva Pipino a distruggere i tuoi piani e i tuoi progetti.
Questa è una connotazione di amico speciale. 
Ma l’amico speciale, seriamente, è ciò che è Sam per Frodo… cavolo quanti esempi sul signore degli anelli che sto facendo. Lotr non è semplicemente un romanzo fantasy, diventa una vera e propria storia di amicizia, di amore, di viaggi e avventure, tutto nello stesso libro. Personalmente una delle frasi che più mi ha colpito è stata, ne “Il ritorno del re”:
Gimli: Chi pensava di morire combattendo fianco a fianco a un Elfo?
Legolas: E invece fianco a fianco ad un amico?
Gimli: Sì... Questo potrei farlo!
Bellissimo, poetico, struggente. L’unione di due civiltà, di due popoli da tempo divisi, in nome di uno dei più nobili valori, l’amicizia. E poi dai, diciamolo, Gimli con quella barba sarebbe il sogno di ogni elfo o donna.
Ma, come dicevo prima, la storia che viene maggiormente seguita è quella di Frodo e Sam.I nostri giovani eroi compiono un viaggio incredibile, affrontando terre inesplorate, terribili orchi, ancor più cruenti Uruk-hai, interminabili scalate lungo vertiginose montagne, per giungere infine alle pendici del Monte Fato, ove finalmente potranno unirsi in matrimonio per mezzo dell’Unico Anello. Ah, no, non era questa la storia? No, in effetti mancava qualcosa… * gollum gollum *
Gollum, anche detto Smeagle, un altro spasimante dell’Anello. Esatto, le persone tendono a sposarsi l’anello, non è un caso che alla fine lo chiamino “tesoro”. Anche Gollum ha una bella storia di amicizia alle spalle: per entrare in possesso del sssssuo tesssssoro, a parte prendere lezioni da Nichi Vendola sulla pronuncia, ha anche dovuto assassinare brutalmente a mani nude il suo migliore amico nel giorno del suo compleanno! TANTI AUGURI!
Per tutto il film, Samvise, volgarmente battezzato Sam, segue fedelmente il
S suo padron Frodo, in una evidente parabola del rapporto Valvassore-Valvassino. Sam cura il giardino di casa Baggins, cucina per padron Frodo, lo protegge dai nemici, gli stira le camice, gli prepara il caffè la mattina fin quando l’Unico si intromette nella loro quotidianità e niente sarà più come prima. Soprattutto quando Frodo decide di fidarsi di Gollum, il quale lo pedina dall’inizio del film, ha cercato di strozzarlo, lo voleva morto e presenta una personalità schizofrenica per nulla rassicurante. Frodo, dotato di incredibile sagacia, decide di fidarsi di Gollum al posto di Sam, trattandolo pure come una merdina! Povero Samvise. Ciò che ammiro in Sam è la sua caparbietà, il suo coraggio, la fedeltà nei confronti dell’Hobbit che ama! E alla fine Frodo non può far altro che cedere al fascino del ricciolino dorato.

L’amicizia è un valore profondo, vitale per l’uomo. Una vera amicizia non ha termine con un litigio, per una diversità d’opinioni, perché su certe cose si va oltre. Fate come Sam: non fermatevi di fronte alla quattordicesima difficoltà che il vostro padron Frodo vi pone… andate avanti, chiedetevi quanto vale la sua amicizia e cosa rappresenta per voi. Ma soprattutto pensate a cosa significherebbe perdere la sua presenza, i suoi sorrisi, le esperienze vissute insieme.

domenica 7 luglio 2013

Etica, Death Note e Dan Brown (Spoiler, spoiler, spoiler)

L'etica. "Che palle!" dirà il mio ipotetico quanto improbabile lettore. Che diamine  è l'etica, perché me ne dovrei preoccupare?
Dunque, per non farla troppo lunga, l'etica (almeno per come la intendo io) è ciò che permette di distinguere il giusto dallo sbagliato, il bene dal male, Goku da Freezer.

Da sempre mi sono chiesto se fosse etico fare uno studio sull'etica stessa, ma questo dovrebbe essere un ragionamento da filosofi, quindi lasciamoli litigare pure i nostri amici sapienti, e noi occupiamoci delle faccende serie. Spunti interessanti sull'etica soggiungono semplicemente osservando il comportamento umano, come faceva il buon Socrate, uno dei più grandi rompicoglioni mai spuntato sulla faccia della Terra (eppure è una delle mie ispirazioni, guarda caso). Secondo il nostro Socrate, per fare del bene era necessario ricercare la sophia, la sapienza: la conoscenza è la chiave per fare del bene, ed eventualmente estenderla agli altri. Cerchiamo quindi di evitare improperi gratuiti rivolti all'albero genealogico dei nostri professori, in cuor loro stanno facendo del bene... ora potete liberamente insultarmi :D
Eppure spesso sophia ed etica entrano in conflitto. "Fin dove è giusto spingersi???" detto con il tono più melodrammatico possibile. Ebbene, leggendo l'ultimo libro di Dan Brown, Inferno, me lo sono chiesto. Chi non ha letto il romanzo e non vuole degli spoiler gratuiti... boh, ti consiglio di guardare una puntata di The Big Bang Theory, impiegheresti meglio il tuo tempo!
Bene, in Inferno, Dan Brown affronta una tematica interessante, quella della sovrappopolazione mondiale: siamo troppi (ormai oltre i 7 miliardi), consumiamo troppo, degradiamo l'ambiente che ci ha generati, rischiamo l'estinzione se non facciamo qualcosa. Ed ecco che interviene un luminare scienziato, dotato di elevatissimo QI, ricchissimo, bello, alto, occhi verdi... un soggetto del genere, a parte farmi incazzare a priori, che cosa fa? Decide di risolvere il problema della sovrappopolazione mondiale. No, dico, non va a Uomini&Donne! Decide proprio di risolvere il problema della sovrappopolazione mondiale. E come lo farà, chiede il mio docile e sensibile lettore?
CREANDO UN CAZZO DI VIRUS. Ma non un virus normale, che non so, ti manda in bagno per tutta la notte. Nono. Crea un vettore virale, un virus che modifica il DNA e che rende un terzo della popolazione sterile. 
...
...
...
Eh?
Già. Non solo Langdon (il caro prof di storia dell'arte che viene puntualmente coinvolto in qualunque caso di emergenza nazionale o mondiale) viene raggirato per 3/4 del libro da tutti, proprio tutti, i personaggi che in qualche modo vengono in contatto con lui. Non solo. Arrivato a destinazione dopo una difficile caccia al tesoro tipica del DanBrownismo, scopre che il virus è già diffuso e quindi tutto è stato inutile. E quindi, 1/3 della popolazione mondiale diventa sterile.
In questo caso, il nostro scienziato ha applicato la conoscenza, senza alcun pensiero riguardante le conseguenze etiche e morali che una cosa simile avrebbe comportato: una coppia sventurata, pur amandosi, non avrebbe mai potuto avere un figlio proprio. Eh, ma è per un BENE SUPERIORE, per salvaguardare la razza umana. Quindi esiste un bene che risulti essere superiore all'amore? Ma si sa, io sono un inguaribile romanticone.

Un soggetto di vedute simili al nostro scienziato è un altro geniaccio, studente modello, anche lui bravo e bello, ma in questo caso annoiato! Tutti i n3rd come me, hanno già capito di chi si tratta: Light Yagami detto anche Kira. 
Oh, Kira, la mia gattinaaaaa! Ah, Kira in giapponese è la traslitterazione della parola "killer". Costui si presenta bene.
Light è un ragazzo bello, intelligente, primo studente del Giappone, figlio di un poliziotto, ha tutte le carte in regola per sfondare. Ma è annoiato. Un bel giorno, cade sulla Terra un "Death Note", un diario su cui puoi scrivere i compiti, gli appuntamenti dal dentista, le date degli esami, i numeri di telefono degli amici, ma non i nomi dei suddetti amici... ehggià, se scrivi il nome di una persona sul diario, quella muore.

E cosa decide di fare Light Yagami con questo diario? Essendo un ragazzo di solidi principi morali, figlio di un poliziotto, intelligente e bello, decide di giustiziare tutti i delinquenti del mondo nonché coloro che gli si oppongono e diventare "the God of this new World". Un mondo ideale, privo di criminali, di mafiosi, di assassini, di ladri e stupratori. Wow, bella idea. Peccato che si scontra con... con... ah, grazie Socrate, con l'etica!
Benché in America (Iù e sei, iù e sei, iù e sei [USA .ndr]) la pena di morte venga applicata senza farsi troppe domande, non tutti i sistemi legislativi hanno una simile concezione... magari non è proprio giusto che un ladro venga condannato a morte, magari prima ci dovremmo chiedere il perché di alcuni gesti. Per questo esistono tribunali e giurie, che devono analizzare non solo cosa è successo, ma quali sono i motivi che ne sono alla base. Decontestualizzare un atto criminale ci porta solo ad una omologazione e ciò ci conduce sicuramente al metodo Kira: uccidiamo indiscriminatamente i criminali, la feccia. Ma mio caro Kira, come diceva una tenera donna di nome Agatha Christie, l'umanità è quello che è.

Sia Kira, sia Bertrand Zobrist (diamo finalmente un nome allo scienziato di Dan Brown) hanno cercato di creare in qualche modo un mondo del tutto utopico, ideale: un mondo in cui la popolazione sia in equilibrio con l'ecosistema, un mondo libero dalla criminalità e dal pensare egoistico delle persone che, di conseguenza, porta al crimine. Ma ciò che le due menti geniali non hanno analizzato erano le implicazioni etiche del loro comportamento, cosa che ha portato entrambi di fronte alla catastrofe.


Vado a farmi un bicchierino dopo cotanta scrittura. Hasta luego, compañeros!