domenica 6 luglio 2014

L’esaminando. Studio ed interpretazione del condannato all’orale.

Gli esami non finiscono mai, lo diceva Eduardo de Filippo, uno dei più grandi interpreti della vita attraverso il palcoscenico. E a questo fato sono destinati tutti coloro che, non dotati di qualità calcistiche fenomenali o di capacità interpretative degne della miglior Tina Cipollari o semplicemente di tette grosse e cervello inversamente proporzionale alle prime, decideranno di intraprendere la carriera universitaria.
Un piccolo assaggio di quello che capita nell’ambito universitario è dato dall’esame di maturità, così temuto ma allo stesso tempo così amato. Perché alla fine, la notte prima degli esami è diventata un’icona pop della nostra generazione; essa si carica di una serie di connotazioni emotive ed affettive che non possono essere trascurate. La notte prima degli esami coincide con una nostra maturazione personale, significa crescere, dire addio ai banchi di scuola, significa aprirsi a tutto ciò che è davanti. Scuola è alle spalle, il Mondo avanti.
Peccato che di notte prima degli esami non ce ne sia solo una. Nell’ambito universitario, il povero studente sarà costretto a passarne almeno altre 100 notti di questo genere; ma in questo caso, tutta la connotazione romantica di cui si caricava la notte prima degli esami di stato viene  perduta. Permane, invece, la contrazione della muscolatura liscia dei polmoni (fame d’aria), la vasodilatazione periferica, un aumento della secrezione gastrica, associata ad aumentata motilità intestinale e rilascio degli sfinteri, il che è indice che il nostro sistema nervoso parasimpatico è in fermento; e questo vuol dire che ci stiamo cagando sotto.
Fra tisane rilassanti al finocchio, preghiere ed invocazioni ad ogni santo del calendario (che presenta una enorme X rossa sul giorno dell’esame), riti propiziatori e sedute spiritiche, gli esaminandi cercano di affrontare la notte prima del fottuto esame in vari modi.
Il last minute: Occhiali da sole, camicia  hawaiana aperta, lettino prenotato nel lido più iN del momento. Rilassato, tranquillo, sicuro di sé. Sta già pensando se gli conviene ordinare un Margarita o iniziare con un cocktail analcolico, quando si ricorda che oggi è il 6 luglio e domani ha l’esame di IMPIANTI ELETTRICI a MEDIA e BASSA TENSIONE, e lui non ha idea di che cosa sia un condensatore. Bene così.
Frase identificativa: “Bé, dai è ancora presto, sono le 18.30, ho tutta la notte per studiare.”
L’ansioso: Ce ne saranno una ventina ad ogni esame. Li riconosci dal pallore della loro pelle, che quasi ricorda lo sbriluccichio di Edward Cullen colpito dalla luce solare, dalle occhiaie che nemmeno il miglior fondotinta potrebbe coprire, gamba parkinsoniana e tremiti delle estremità.
Tali soggetti tendono a non stare seduti, spesso camminano avanti e indietro nel corridoio, fumano dai 4 ai 5 pacchetti di sigarette all’ora; irritabili se contattati, tendono a trasmettere per osmosi la loro ansia a tutti coloro che occupano la stessa stanza.
Frase identificativa: “Non so niente, non so niente… ma tu hai studiato il paragrafo scritto piccolo piccolo che parla in maniera iperspecifica di un argomento di cui anche il prof ignora l’esistenza?”
Il preparato: Sta preparando l’esame da circa un anno e mezzo. Studiando ogni singolo giorno, ha fatto solo una pausa il 24 dicembre per cantare “tu scendi dalle stelle” durante il tradizionale processo di nascita di Gesù Cristo. Autentico generatore d’ansia non solo per la categoria di cui prima, ma per tutte quelle che fanno parte di questo elenco, conosce tutto il libro a memoria, anche l’indice analitico e la bibliografia. Conscio del suo potere, cerca di testare la preparazione degli altri esaminandi, ponendo domande complicate ed articolate che faranno scappare il 50% dei condannati.
Al di fuori del contesto dell’esame, il preparato cerca di spronare i futuri esaminandi attraverso una tipica affermazione: “Bé, alla fine questo esame è fattibile… sono 1500 pagine il primo libro, solo 800 il secondo, più le dispense e le slide del professore. Secondo me, in due settimane lo prepari, vai tranquillo.”
Il religioso: Difficile repertarlo nelle facoltà scientifiche, il religioso affida l’andamento del suo esame al Sommo. Egli è un fervente credente, la sua fede non si piega di fronte a nulla e nessuno. Per quanto tu possa distoglierlo dai suoi convincimenti, egli non cede.
Tu gli chiedi di studiare, e lui risponde dicendo che bisogna avere fede. Il Supremo lo proteggerà. Ad ogni costo. Si narra che il religioso prima dell’esame si rechi nel deserto, quindi Piazza Ferrarese il 15 agosto alle 10 del mattino, ove opera un digiuno prolungato di 3 ore, per poi tornare alla sua dimora, forte del suo sacrificio. All’esame si presenta senza alcun libro o appunto, ma ha il portafoglio pieno di santini di Padre Pio e Padre Maronno.
Frase identificativa: “Semper fidelis”.
L’appassionato di telefilm: Pallido, emaciato, bassino e gracile. Ecco come si presenta l’appassionato dei telefilm al suo esame. Ha passato tutta la notte a finire di guardare la 4° stagione di Game of Thrones ed è ancora sconvolto dal fatto che i Lannister non caghino oro.
Arriva all’esame con la consapevolezza che Breaking Bad è finito e che non vi potrà mai essere una 6° stagione. Alla domanda su “Cosa sono le porfirie?” comincia a trattare temi scottanti come il triangolo Buffy-Angel-Spike oppure a citare The vampire diaries o True Blood.
Cerca di carpire l’andamento del suo esame attraverso l’analisi dei messaggi del corpo del professore, come nemmeno Cal Lightman saprebbe fare; in questi casi, un dito nel naso potrebbe significare qualunque cosa.
Spiazzato dal fatto che gli esami non trattino tematiche inerenti alle serie TV da lui seguite, si alza in piedi e urla:



Frase identificativa: “Everybody lies”
Il finto insicuro: Una delle categorie più odiate. Durante tutto il periodo di preparazione all’esame, il finto insicuro grida al mondo la sua disperazione. Non sa niente, non si ricorda niente, non riesce a memorizzare nulla, è un uomo distrutto. Per esacerbare tale condizione, comincia a contattare i suoi colleghi su facebook, watsapp, viber; se non rispondono, comincia a pedinarli e a far loro agguati per avere informazioni sull’esame e sul tipo di domande che vengono poste.
Segue tutti i gruppi di esame del suo anno, degli anni precedenti e di quelli successivi, risultando attivissimo soprattutto quando deve essere lui a porre domande che mettono in crisi tutte le tue conoscenze.
Va a ricevimento da tutti i professori, anche quelli di altre facoltà, per cercare di ottenere le grazie dei più temuti. Studia da tutti i libri consigliati per la disciplina, individuando di ognuno i capitoli più difficili e di conseguenza più adeguati per affrontare l’esame.
Arriva in sede d’esame tremando e quasi al limite del suo fisico, chiedendo aiuto agli altri presenti. Finito l’esame, il 30 cum laude è scontato. Vergogna!
Frase tipica: “Non so niente”.
Il recluso in casa: Ispirò il capolavoro “Le mie prigioni”. Da settimane non si hanno notizie di lui/lei. Gli amici non sanno che fine ha fatto, i famigliari non lo vedono né a pranzo né a cena. I carabinieri non sono stati ancora avvisati, perché grazie a facebook abbiamo sue notizie: fondamentalmente foto che inquadrano libri, gatti sopra i libri, libri sopra le gambe. La sua cameretta è diventato un habitat inviolabile, ove nessuno può accedere. Il sapere non deve uscire da questa stanza.
Dopo mesi di reclusione, lo studente esce di casa per andare ad affrontare l’esame. Ed ecco che si becca una polmonite che lo costringerà a posticipare ancora il lieto evento.
Frase tipica: Non parla, fotografa.
Il mundial-follower: Estate. Giugno. Ogni due anni. La sessione estiva si avvicina. Iniziano i mondiali/europei. Una nuova distrazione per tutti i poveri studenti, che già normalmente hanno la soglia di concentrazione di un palloncino attaccato ad una staccionata.
Ma c’è modo e modo di seguire queste manifestazioni. Di solito le ragazze, più fortunate, sono solite seguire le partite dell’Italia, godersi gli addominali di Balotelli e lo sguardo di Marchisio, cercare di apprendere in modo fallimentare il fuorigioco, per poi staccarsi dalla competizione e studiare in maniera diligente.
Ma se sei maschietto e se la fine del campionato ti ha indotto in depressione, ecco che c’è una nuova distrazione per te! Non importa se sia uno speciale sul calciomercato o se sia uno speciale sulla presentazione dell’Iran, tu sarai magneticamente orientato verso il televisore. Butta tutti i 5 libri che devi studiare per l’esame che hai fra 4 giorni, e cerca di comprendere il potenziale offensivo offerto dalla stella Javed Nekounam.

venerdì 16 maggio 2014

Fauna e flora di facebook


Era il lontano 2009 quando per la prima volta ho scoperto facebook. All’epoca ero avvezzo alla frequentazione di forum come quelli di forum free e forumcommunity, in cui l’anonimato era uno status symbol. L’idea stessa di dover creare un nickname ti metteva nella condizione di considerare il web un mondo totalmente differente dalla realtà: la vita su internet e vita reale  erano due cose separate.
Optai per un personaggio che nessuno conosceva, dato che i nickname di Vegeta, Goku, Ken Shiro e tutti gli altri idoli della mia infanzia erano già occupati (che sorpresa!) e non avevo intenzione di essere associato al degradante nickname “1Vegeta9651”. Dovevo essere originale, cazzo!
Provenendo da un mondo in cui pronunciare anche solo il proprio nome era un reato penalizzabile con un BAN a vita, potete ben comprendere il mio sgomento nello scoprire l’esistenza di un “social network” nel quale eri obbligato a scrivere il tuo nome, il tuo cognome, la tua città e tutti i cazzi tuoi.
Evidentemente erano informazioni che risultavano essere assolutamente fondamentali per tutti i tuoi amici: all’epoca ne avrò avuti 2. Forse.
Con lo sputtanamento dei social network, facebook divenne una reale moda: se non erro, ci fu anche un periodo in cui si era quasi obbligati ad aggiungere gente random per ottenere un numero di amici più elevato. Wow. Darwin, ricordami di chiamarti per farti rendere conto delle stronzate sull’evoluzione che dici.
Probabilmente sarà dovuto al “gotta catch’em all” di quel periodo, che la bacheca mi si riempì di una serie di individui in grado di arricchire il microcosmo del web, nonché di ampliare la mia conoscenza della natura umana. Andiamo a studiare alcune delle specie di facebookiani che più frequentemente osserverete imbrattare la vostra bacheca.
1-IL TIFOSO: è l’utente che dal lunedì al venerdì è sempre offline, se non per qualche status del tipo “sono gay” o “a me mi piace la banana” scritto da qualche amico particolarmente in vena di simpatie.
Da questa condizione di profonda inerzia, il tifoso si risveglia nel weekend, quando la bacheca si tramuta in un ring di wrestling ove le diverse sottocategorie di tifosi si confrontano. Fra queste menzioniamo:
1.a) Il milanista: La maggior parte sterminati a settembre, i milanisti sono ormai rari come gli automobilisti che al semaforo non si scaccolano. Loro eventuali comparse colgono di sorpresa un po’ tutti e sono associate alle sconfitte dei rivali di sempre, interisti e juventini.
1.b)L’interista: un antico proverbio in sanscrito enuncia: “U gatt gnor c’ vid a te, s’afferm, s’ gratt le chigghiun e disc: pass apprim tu”. Interpretando le parole del poeta, il tifoso interista emana la stessa aura rassicurante di un gatto che ti attraversa la strada, mentre urta uno specchio facendotelo cadere ai tuoi piedi, costringendoti ad arretrare e a passare sotto una scala aperta.
Non pago delle sconfitte in campionato, in Europa, e in tutte le coppe, decide di sfogare il suo astio su facebook, solitamente entrando in disputa con lo Juventino.
1.c)Lo Juventino: è forse la categoria di più facile riscontro su facebook. Peculiarità dello Juventino è quella di non essere mai banale: non aspettatevi dei post come “evviva abbiamo vinto, siamo i più forti”. Prima di essere un’esultanza, il messaggio dello juventino deve racchiudere il suo totale disprezzo per i suoi avversari, tali GUFI. Indipendentemente da questo interesse ornitologico, lo Juventino tiene a precisare (senza che alcuno abbia avuto il tempo nemmeno di metterlo in dubbio) che loro non rubano, che anche se avessero rubato avrebbero comunque meritato la vittoria e che sono comunque 32 sul campo. Devoto al culto di Alex Del Piero (impostato quantomeno come immagine del profilo), lo juventino è solito incitare all’odio la tifoseria di tutta Italia, facendo degenerare il suo stato in una discussione con 235 commenti in cui viene messa in discussione la pudicizia delle rispettive genitrici.
1.d)Il Barese: Fatto loro lo slogan “Senza Mattarrese il ritorno del barese”, i tifosi baresi sono costituiti da ferventi credenti nel mito della resurrezione della loro squadra del cuore, U’ Baaaar. Il loro odio per le “strisciate” è secondo solo a quello che provano per i “Doppio-fedisti”, i tifosi occasionali del Bari che si dirigono al San Nicola solo quando è di moda per farsi i #selfie.
Il vero tifoso barese è quello che va in Curva Nord e, incorporata l’essenza di canna e marijuana, sfoggia un addome tanto peloso quanto globoso al grido “No al calcio moderno”, mentre insieme agli amici di sempre da poco usciti di prigione consuma avidamente una teglia di parmigiana.
Catechizzato all’insolita passione per i galli, il barese durante la partita vi farà una telecronaca minuto per minuto come nemmeno un Fabio Caressa con qualche chilo in meno sarebbe in grado di fare.

2)IL POLITICO: Il politico è l’utente che è solito pubblicare aggiornamenti provenienti da la Repubblica (criticandoli, perché giudica il giornale di parte), condivide notizie provenienti dal Corriere (non approvando il contenuto dell’articolo perché tratta argomenti troppo leggeri), cita il Fatto Quotidiano (stavolta lo insulta pesantemente)… insomma, è un cagacazzo puro.
Fra un selfie e un #compratelabari, appariranno per contrasto i suoi post impegnati, mentre lui si danna l’anima per combattere quel mondo di apparenza che lo circonda… e che solo un vero leader potrà salvarci dall’oblio. Chi sarà quel leader?
2.a) Il Grillino: ha una sola fede, la parola di Beppe. Perché se lo dice Beppe, è così. E se non sei d’accordo, ti devi informare. E se anche ti sei informato, non sei informato abbastanza. Sono ragazzi meravigliosi (cit.).
2.b) Il Berlusconiano: Esistono ancora? Esiste ancora gente in grado di votare un condannato? Ma ovvio che sì! A noi italiani piace ridere, piacciono le donne, piace il calcio… questa tripletta si esprime con Silvio Berlusconi. Di solito illetterati, i Berlusconiani su facebook sono estremamente rari: mentre i grillini urlano al mondo il loro tifo, i Berlusconiani sono schivi, non scriveranno mai un post in cui ammetteranno uno snaturato amore per un uomo bassino, calvo, con un volto estremamente tirato per evitare la comparsa di rughe.
2.c) I Renziani: Dopo D’Alema, Veltroni, Prodi, Bersani, ecco che compare Renzi, l’homo novus, colui che dovrebbe cambiare l’Italia. Con le parole. Che dire, in generale gli elettori del PD sono soliti prendere limoni, per cui nulla di nuovo sotto il sole. Prepare your anus.

3)LO STUDENTE: Affetto da una sindrome di vittimismo patologico, lo studente è quello che mette come immagine del profilo immagini che vanno da celebri assassini del grande schermo a una immagine completamente nera, a testimonianza del lutto dovuto a bocciatura.
L’utente è solito postare immagini di sé mentre studia, oppure di cataste di libri sovrapposti per rendere il mondo partecipe del loro studio matto e disperatissimo (Leopardi, bitch pls); molto comuni sono foto a tazze ricolme di caffè, thè, o qualunque sostanza abbia la capacità di indurre stati di onnipotenza. Che si esauriscono al termine del primo paragrafo.
Solitamente pubblica immagini tratte da pagine Nerd con Gandalf che proclama “Tu non puoi passare l’esame” o altre chicche simili, mandando in crisi anche tutti i colleghi studenti nella sua condizione.
Esaurito.

4)L’INNAMORATO: l’utente innamorato è uno di quelli che ti fa perdere le speranze nel genere umano. Pubblica canzoni d’amore, solitamente tristi, in quanto non è ricambiato o, peggio, viene friendzonato, rendendosi altamente ridicolo di fronte agli amici che con molto tatto cominceranno ad insultarlo.
I suoi stati su facebook saranno citazioni che svarieranno da Dante Alighieri a Francesco Sole, frasi profonde che indicheranno il suo estremo disagio sociale come ad esempio: “Se qualcuno si comporta come se non gliene fregasse un cazzo di te... Non gli frega un cazzo davvero.“
Che equivale  a dire a=a. Grazie, non ci saremmo mai arrivati.

5)QUELLO CHE POSTA LA FOTO DEL GATTO: Sì, lo facciamo. Per far capire in che condizione di profonda sottomissione siamo. Inoltre alle femmine piacciono i gatti. Ave a te, oh felino.

6)IL FESTAIOLO: Non entra mai su facebook. Ha un account, la cui utilità è quella di vedere comparire sue foto estremamente improbabili durante feste o festini in cui il free-drink è implicito nella dilatazione delle pupille dell’utente in questione. Non da fastidio, per carità, ma la prossima volta cerca un posto più intimo per vomitare rispetto alla pista da ballo.

7)IL FANTAGIOCATORE: Anche lui non compare spesso. Quando lo fa, e leggi che Peppino Il Lungo ha pubblicato qualcosa, subito, attirato dalla novità come l’ape dal miele, ti fiondi a curiosare. La tua faccia quando leggi il suo status “Buffon Chiellini Bonucci Mexes…” non ha prezzo.
Quando compare, è per inveire contro la malasorte. Ti sono vicino.


Indipendentemente dalla categoria, qualunque utente di face book alla fine si porrà la stessa fatidica domanda: "Non credevo di avere 40.000 amici! Ma perché cazzo esco sempre con quei tre sfigati?!"

mercoledì 15 gennaio 2014

Le coincidenze non esistono. Parola di Trenitalia.



Il viaggio. Un tema bellissimo ed affascinante:  viaggiare significa conoscere, ampliare la mente, rapportarsi con realtà di cui non si era a conoscenza. Non a caso, i più grandi poeti e scrittori hanno, nelle loro opere, trattato il tema del viaggio, come sinonimo della crescita e maturazione dei personaggi che l’hanno intrapreso; alla fine di un viaggio, non sarai più la stessa persona.
E su questo punto mi sento di concordare vivamente: dopo un viaggio con Trenitalia non sarai più lo stesso.
Innanzitutto, l’arrivo in stazione. Fiduciosi e volenterosi, vi avvicinate alle macchinette automatiche per fare il biglietto e… sorpresa, la macchina non funziona!
Vabbè, può capitare, ancora non scoraggiati provate con quella subito a lato… no, quella accetta solo carta di credito. Okay, proviamo quell’altra… c’è un’intera famigliola di marocchini che cerca di capire come funzioni la macchinetta, selezionando come lingua il tedesco…
Okay, facciamo la coda per la biglietteria. Coda costituita da almeno 30 persone, cui risponde UN SOLO addetto,solitamente settantenne, robustello, dal volto pacifico, ma incredibilmente lento. Dopo aver smadonnato in 45 lingue diverse perché il bigliettaio non capiva la tua destinazione, il pacifico ometto ci compila il nostro buon biglietto e possiamo abbandonare la bolgia per andare al binario.
Andiamo un po’ a vedere il tabellone delle PARTENZE. Mh, il primo treno della lista è in ritardo di 30 minuti! Oh, il secondo è in ritardo di 45’.
Scorri la lista… e indovina un po’! Il tuo treno ha vinto, è in ritardo di un’ora sbaragliando la concorrenza! Ti tocca quindi passare un’oretta in stazione, frequentata dal più incredibile miscuglio di umanità.
Chi volesse intraprendere uno studio sulla natura umana penso farebbe bene a trascorrere un’oretta al giorno, ogni giorno, nella stazione della propria cittadina. Dal tossico che ti chiede 1€ per prendere il treno per “andare all’ospedale a trovare mio zio” alla signora che non ce la fa a portare la valigia da sola e quindi ti chiede aiuto per portarla su per le scale (caratteristica di costei è che, subito dopo averla aiutata, riprenderà con un certo orgoglio il possesso della valigia strappandotela di mano, nemmeno la volessi scippare), dal caratteristico trio “poliziotto secchione-militare ambiguo-poliziotta bona” che ti squadrerà da capo a piedi valutando se chiederti i documenti, alla ragazza in lacrime su una panchina per essere stata lasciata con un messaggino.
Tanti libri e tante teorie psicologiche potrebbero essere completamente sostituite da questa pratica dell’osservare  l’animo umano, e penso che la stazione sia effettivamente la più completa rappresentazione  dell’umanità.
Finalmente è passata un’ora, e la voce registrata, senza alcun pudore, pronuncia la frase: “Il treno Intercity 608, delle ore 8:07, diretto a Bologna Centrale, è in arrivo IN RITARDO al binario 3”. La pronuncia “IN RITARDO”, fatta quasi ridendo, non fa che ulteriormente dare una scossa alle tue palle, le quali si ridestano dalle riflessioni filosofiche per tornare alla loro azione naturale: girare.

Arriva il treno, i reduci fortunati dal viaggio scendono (dopo non pochi problemi nell’apertura della porta, ovviamente bloccata), sali a bordo e vieni circondato da loschi figuri, lo sguardo bieco e meschino, il volto solcato da un ghigno sarcastico: controllori.
La categoria dei controllori è stata ideata nei racconti incompiuti di Tolkien: erano elfi, una volta, torturati e corrotti dalle arti oscure, una forma di vita rovinata e terribile… e ora, messa a disposizione di Trenitalia.
Il loro ruolo è quello di rendere piacevolmente angoscianti le ore trascorse sul modernissimo vagone messo a disposizione dall’azienda; chi utilizza l’Intercity, avrà due possibilità: o la “carrozza 3”, che si configura come una onesta carrozza di un treno normale, oppure gli “scompartimenti da 6”, antiche macchine di tortura (ma antiche davvero, dato che usano le stesse da almeno 20 anni) che sono state studiate al fine di determinare una ipertonia dei flessori della coscia, tanto che al termine della traversata, il soggetto, alzandosi, sarà colpito da un crampo gentilmente offerto da Trenitalia. Altro bonus della carrozza da 6 è quello di garantire ginocchiate reciproche ogniqualvolta un nuovo sventurato membro dello scompartimento dovrà alzarsi per uscire o andare al bagno.
E chi usa i regionali? Bé, pagando meno, non si possono garantire tutti questi servizi, mi sembra ovvio. Prima di tutto il bagno: Trenitalia bandisce delle autentiche gare di resistenza, in cui i viaggiatori devono trattenere più a lungo possibile l’atto della minzione; i più cattivi usano come suoneria l’acqua che scorre, mettendosi da soli in difficoltà.
I bagni dei regionali inoltre hanno tra le loro caratteristiche quelle di NON AVERE LE MANIGLIE, garantendo un altro passatempo per i viaggiatori annoiati esperti in rapina a mano armata.

Ma tutto questo è solo una cornice, uno sfondo, su cui si stagliano i veri problemi di un viaggio in treno: i passeggeri. Essi sono numerosi e caratteristici:
-L’ORGANIZZATO: Costui, consapevole delle sue 5-6 ore di viaggio, parte programmato: ha con sé l’Ipod su cui ha scaricato la top 100 di Spotify, un computer portatile per vedere film o telefilm, due libri da 1500 pagine l’uno, due fumetti, parole crociate. La sua intenzione è quella di avere il minimo contatto con l’ambiente esterno… come dargli torto.
-IL LOQUACE: Costui/Costei è dotato di una brillante parlantina, fa discorsi interessanti e toccanti, ti intriga, stimola la tua attenzione… ma non sta parlando con te, è al telefono. Di bella presenza solitamente, ti ignora durante tutta la durata del viaggio, mentre discute ad alta voce al cellulare. E’ solito urlare ancora di più all’interno della galleria, in quanto non si rende conto del fatto che nella galleria, cazzo, non c’è campo. I suoi discorsi vanno da cosa deve cucinare la mamma stasera al nuovo film che ha visto al cinema che è “troppo avanti”. La telefonata può andare dai 30 minuti alle 3 ore e mezza, quando il cellulare non ce la fa più e si suicida.
Tanta brava gente è oggi ai domiciliari per aver assassinato un loquace.
-IL PUZZONE: Ecco, lui è uno di quelli convinti che un deodorante è in grado di sostituire completamente la doccia. E talvolta non utilizza nemmeno quello.
Non appena entra nello scompartimento, già cominci ad avvertire che la composizione delle molecole dell’aria è cambiata. Dopo 2 minuti pensi che qualcuno abbia deciso di gonfiare palloncini dalla parte sbagliata. Dopo 5 minuti esci dallo scompartimento per rimanere in corridoio, schiacciato fra le valige mastodontiche degli altri passeggeri. Tutto pur di non rimanere lì.
Ti accorgi di essere il puzzone se, quando ti alzi per andartene, noti la gioia negli occhi e i sorrisi sulla bocca dei tuoi compagni di viaggio.
-LA BANDA: Costituita da almeno 4-5 adolescenti, la banda è l’accozzaglia di G-G-GIOVANI casinisti, magari che rientrano da scuola. Costoro per dimostrare la loro gioia e spensieratezza decidono di urlare, picchiare lo sfigato di turno, lanciare palline di carta agli altri passeggeri, per la gioia della carrozza.
Poco da fare, metti le cuffie e vai avanti. Prima o poi arriverà il controllore e fuggiranno tutti quanti.
-LE VECCHIETTE: solitamente in numero di 2, una di fronte all’altra, ammorbano una platea costituita da altri vecchietti o di giovani troppo educati per dire che a loro non frega nulla. Le tematiche da loro discusse sono sempre le stesse: le emorroidi, le artrosi, che Silvio Berlusconi qualche cosa almeno la faceva, che il prezzo delle cime di rapa è salito di troppo, e roba del genere.
-I BAMBINI: Adorabili bimbetti, sguinzagliati per il treno, urlanti e privi di qualunque “parent control”. C’è poco da aggiungere. O siete ragazze estremamente sensibili, che di fronte a cotanta pucciosità cominciate a squittire e fargli le coccole… oppure il vostro viaggio sarà indimenticabile.

Queste sono solo alcune delle tante tipologie di utenti di Trenitalia, i quali, esattamente come la stessa Compagnia devono farsi riconoscere e rendere il vostro viaggio indimenticabile.