domenica 29 maggio 2016

La problematica dell'hashtag


I social network hanno rivoluzionato il nostro modo di comportarci, di agire, di pensare; il business del futuro è quello del Posturologo, mirato alla messa in asse di segmenti cervicali di colonne vertebrali deviate dall’uso compulsivo dello smartphone.
Stando sempre connessi, finiamo per vivere la quotidianità con il terrore del demone della reperibilità costante: noi osserviamo “le vite degli altri” restituendo, in cambio, la versione di noi stessi, con gli opportuni tagli e censure.
Quindi i social sono una sorta di male reincarnato che, utilizzati per i giusti fini, possono però rivelare una certa utilità: utili per farsi pubblicità, per raggiungere con le proprie idee un pubblico vasto, per conoscere eventi a cui si vuole partecipare e tanto altro.
E per sponsorizzare cosa c’è di meglio dell’uso di un bell’hashtag (anche se non siamo su Twitter)?
Piccola parentesi, cosa cavolo usiamo Twitter, che i miei unici follower sono il giornalaio sotto casa e il fruttivendolo vicino l’università?
Ma comunque.
Vediamo un po’ la classifica degli hashtag più belli e dannati di Facebook.

1) #NoPain #NoGain: a cui potremmo aggiungere in modo affabile #NoBrain. Cugino di #workout, è il preferito dai palestrati, body builder, gente che si fa urlare contro dagli istruttori di Crossfitt, ragazze che fanno Zumba… Zumba… Zumba. Ma veramente?
L’utilizzo di tale hashtag è di solito associato a foto dell’utente mentre mette in mostra la sua poderosa massa o, in alternativa, alla pietanza di cui ha deciso di cibarsi quel giorno (pollo, riso e piselli e uova sbattute dominano la scena).

2) #fuoric’#èilsole : ma ammè che cazzo me ne frega ammè, io c’ho gli esami.
Diventato celebre dopo il capolavoro compositivo di Lorenzo Fragola, è l’hashtag prezzemolo, va bene con tutto e su tutto.
Nuovo taglio di capelli? #fuoric’#èilsole
Giornata a mare? #fuoric’#èilsole
Fotobook di te a la tua amica con 38 foto TUTTE UGUALI? #fuoric’#èilsole
Uscite con gli amici a commettere il più grave fra i peccati capitali, l’APERICENA? #fuoric’#èilsole

3) #like4like: perché devo vivere in questa epoca storica?
Bé, diciamo che questo è il prezzemolo 2. Mentre il precedente è più adatto alla stagione estiva, il #like4like risulta ubiquitario e si adatta a tutte le stagioni. Buttato lì, quasi per caso, in mezzo ai fratellini e alle sorelline come #like, #followme, #followforlike e altre becere amenità.
Fondamentalmente è una richiesta d’aiuto, ma per i motivi sbagliati. Uno potrebbe pensare che sia un SOS, un richiamo per ricevere quella benedetta visita psichiatrica rimandata da tanto tempo, e invece è una richiesta di like. O meglio, un BARATTO. Io ti metto mi piace se tu lo fai a me, indipendentemente se il contenuto della foto/commento/roba sia di tuo interesse o meno.
Prostituzione intellettuale.

4) #model: Nave scuola della pubertà.
E qua possiamo individuare due categorie: quella delle modelle vere (su cui i ragazzini delle medie e delle superiori stanno ancora perdendo diottrie… vanno ancora di moda le battute sull’associazione masturbazione-cecità, vero?) e quelle delle pseudo-modelle, che rientrano a tutti i costi nella categoria psicopatologica del narcisismo.
Mirando al raggiungimento della visibilità più assoluta, l’hashtag #model mira a rinfrancare la propria autostima con foto che vanno dal genere “Bella&Dannata” al “Puttanone di quarto livello”.

#ognicosariportataquisopraèsolofruttodelsentitodire #mancodiesperienzasuquestoargomento #mel’#hadettomiocuggino

5) #tatoo: “La gente che ha rovinato il mondo ha la cravatta, non i tatuaggi…”
L’arte dei tatuaggi è una cosa che rispetto moltissimo, il tatuaggio ha un significato simbolico, rappresenta una seconda pelle della quale decidiamo di vestirci. Benissimo. Come al solito il problema non è la pratica, sono le persone.
Esempi: L’equazione di Dirac, (∂ + m) ψ = 0, la più bella equazione della fisica etc. Immagino solo la reazione di Sheldon Cooper al romanticismo spicciolo che è stato attribuito a questi segni di cui, la maggior parte delle persone (perché dai, diciamolo, non siamo tutti fisici teorici) non saprebbe attribuire alcun significato.
Anche il simbolo dell’infinito è un altro di quei tatuaggi abusati… ma questa passione per la matematica da dove deriva? Al liceo non eravate in grado di risolvere un sistema a due variabili e adesso devono darvi il premio Nobel per la fisica?

6) #instafood: “
In realtà nessun essere umano indifferente al cibo è degno di fiducia.”
Eccoci al grande crossover Facebook-Instagram.
C’è poco da dire. Ti sei messo a dieta a maggio, perché tu ci credi nei miracoli, e stai bestemmiando contro la povera insalatina con rucola, due pomodorini mezzi morti e giusto un goccio d’olio quand’ecco che appare: #instafood #sushi #japan… e tu ci muori un po’ dentro.
A rincarare la dose ci penserà poi l’hashtag #foodporn.

7) #commentimemorabili: Come?
E qui c’è la degenerazione della corteccia cerebrale che ci mette del suo.
So che vi giungerà nuova questa, ma pare esista una pagina dal nome Commenti Memorabili, che ha il compito di raccogliere tutti i commenti simpaticoni del Web e racchiuderli insieme in un unico grande manicomio.
Poiché gli utenti facebook sono svegli, per richiamare l’attenzione dei gestori della pagina su un commento in particolare, decidono di commentare con #commentimemorabili.
Il risultato è che 1) Non stai taggando la pagina; 2) Se provi a scrivere nel tasto di ricerca #commentimemorabili ti ritirano la licenza di scuola elementare.

8) #bestfriend: “L'amicizia è Amore senza le sue ali”
L’hashtag spezza cuori. La friend zone pare essere diventata la piaga del nuovo millennio, e tanti piccoli adolescenti pare ci prendano gusto nel farsi prendere per il culo, magari attraverso dichiarazioni d’amore su What’s up o altri media più o meno illegali.
E quindi capita di vedere il povero disperato taggato nel post della sua amata; nel post di solito sono incluse le foto di regali (un mazzo di fiori, nel migliore dei casi) con la frase paracula per eccellenza: “Guardate cosa mi ha regalato Enzuccio mio bello!!! Grazie amore!!! <3 #bestfriend”

9) #cat: “Forti i gatti... loro stanno un po' di qua e un po' di là.”
Padroni del Web incontrastati, gli amici felini popolano tutti i social Network.
Su Youtube i nostri beniamini sono protagonisti di imprese superlative, come la corsa dentro gli scatoloni, la fuga dalla vasca piena di acqua e il miagolio buffo.
E su facebook e su instagram spopolano le foto di gatti che dormono, gatti che si spaparanzano sui libri, gatti, gatti, gatti.
Sì, Kira, adesso ti porto i croccantini, arrivo subito.

10) #ciaopoveri:
– Ma, eminenza, Gesù Cristo non è morto povero?
– Appunto, non vogliamo fare la stessa fine.
Ecco un nuovo tormentone, nato dalla luminosissima stella di Baby George, che mi disprezza. E giustamente, tra l’altro.
In ogni caso, il #ciaopoveri diventa un modo per il ceto medio-borghese di facebook di far apprezzare agli altri la propria arrampicata sociale (verso quale obbiettivo, lo sanno solo loro).
E quindi via di foto con Lamborghini (non di loro proprietà), foto nella barca a vela degli amici (loro, davvero, autentici Paperoni della mondanità italiana), post in cui si brinda “a chi ci vuole male” (manie persecutorie perché la gente li invidia) e, infine, la micidiale associazione nello stesso post con #top e #toppissimo.
L’alternativa è la foto dell’aperitivo col cocktail smezzato… ma la foto con #ciaopoveri non poteva mancare.

E quindi concludo qui la mia analisi antroposociologica anche perché devo iniziare a studiare.

#studio #studiomattoedisperatissimo #sessioneestiva #comefarò

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